Sul  fondo pagina trovi le analisi dell'A.S.L con dichiarazione di conformità della stessa e indicazioni  su come evitare di contaminare il terreno

QUALE TIPO DI INQUINAMENTO A SAN GALLO E BOTTICINO E IN CHE MISURA?

Di Remo Piccinotti

Non ci sentiamo di addentrarci in un’analisi scientifica approfondita e correlata di dati statistici e percentuali per una serie di motivi. Primo perché non siamo specialisti di studi ambientali Secondo perché sappiamo che regna una confusione assoluta su quali siano i parametri più significativi da considerare e perché le varie organizzazioni scientifiche li misurano spesso in modo diverso e con notevoli differenze. Terzo perché a secondo dell’orientamento politico o del fatto che ci si trovi o meno in prossimità di campagne elettorali, i dati vengono strumentalizzati e spesso manipolati. Cerchiamo quindi di collocare la realtà “San Gallo di Botticino” all’interno del contenitore Italia e vediamo di individuare i suoi punti di forza e le sue fragilità. Consideriamo i tre livelli principali di inquinamento: inquinamento del suolo, inquinamento delle falde acquifere e inquinamento dell’aria. L’inquinamento del suolo nel bresciano è stato portato all’attenzione delle cronache soprattutto per la vicenda Caffaro,l’azienda chimica la cui collocazione urbana ha reso più invasiva e pericolosa la dispersione di sostanze tossiche nel terreno. Ovviamente le zone maggiormente coinvolte sono quelle immediatamente adiacenti all’ex azienda. Altre situazioni di inquinamento del suolo riguardano tutte quelle aree intensamente industrializzate e in particolar modo la bassa Valtrompia con la presenza di numerose fonderie e acciaierie e altre aziende per la lavorazione dei metalli. Nella bassa bresciana l’inquinamento del suolo è causato principalmente dal cospicuo uso di erbicidi e pesticidi. Quelle che abbiamo citato sul suolo bresciano sono situazioni comuni a centinaia di altre zone in Italia, senza addentrarci ora in nessuna classifica. San Gallo e l’intero territorio del comune di Botticino possono dirsi totalmente estranei a questo genere di inquinamento. E’ capitato di visionare mappe con una sequenza di zone a rischio: dal rosso delle zone più inquinate, al giallo delle mediamente esposte, al verde delle meno contaminate. Ebbene, Botticino risulta sempre essere nelle zone bianche, cioè quelle nemmeno prese in considerazione. Chiaramente l’inquinamento del terreno è strettamente correlato all’inquinamento delle falde acquifere poiché con lo scorrere del tempo e la pioggia, le sostanze inquinanti penetrano fino alle falde sotterranee. Va da sé che risultano maggiormente ricche di inquinanti quelle acque che sgorgano a valle di terreni con un alto numero di aziende. Stesso discorso vale per i corsi d’acqua provenienti da valli industriali. Indicativamente si può individuare una fascia a sud della Valtrompia e della pedemontana più industrializzata, particolarmente ricca di solventi inquinanti: Rovato, Lograto, Travagliato, San Zeno, Flero, il sud-ovest di Brescia. Possiamo anche indicare il fiume Mella come la maglia nera dei corsi d’acqua della zona. Risulta evidente quindi quanto può essere delicata la situazione in tutta la zona di pianura in cui si trova la fascia delle risorgive. Anche in questo caso Botticino è un territorio particolarmente salvaguardato poiché a nord ci ritroviamo il grande serbatoio carsico della Valpiana che, situato a circa 800 metri di altezza, raccoglie l’acqua piovana e la restituisce filtrata e arricchita di sali, senza la possibilità che particolari sostanze inquinanti vadano a inserirsi nel suo ciclo. Qualsiasi altra sorgente profonda che porti acqua fino a noi proviene probabilmente dalle zone montuose dei nostri massicci più importanti, come il Maniva, il Blumone, l’Adamello. Discorso a parte può essere fatto per l’acqua che arriva tramite l’acquedotto dalla città, anche se proviene principalmente dalla sorgente di Mompiano, anch’essa in zona privilegiata e nel frattempo ha subito tutte le analisi e i trattamenti necessari a renderla assolutamente a norma di legge. Non ci resta che analizzare l’inquinamento dell’aria. Questo è il più conosciuto dal grande pubblico perché particolarmente facile da cogliere, sia visivamente che per l’irritazione delle vie respiratorie. E’ il più immediato a manifestare i suoi effetti e quello con diffusione più omogenea sul territorio perché i venti fanno da naturale distributore nell’atmosfera. Le condizioni atmosferiche, la morfologia del territorio e quindi la possibilità di essere esposti all’azione del vento sono elementi determinanti per la concentrazione nell’aria degli inquinanti, siano essi zolfo, biossido di azoto, ossido di carbonio, anidride solforosa o idrocarburi vari. Molto grossolanamente possiamo dire che l’inquinamento dell’aria è massimo quando: -le temperature sono basse, in queste condizioni l’aria più pesante tende a trattenerli a livello del suolo; -si è in presenza di alta pressione e tempo stabile; questo favorisce l’inversione termica e il deposito degli inquinanti a livello del suolo. -si è in atmosfera stabile e assenza di vento; questo riduce la possibilità di dispersione. -si è in presenza di lunghi periodi senza precipitazioni; la pioggia cadendo sottrae gli inquinanti all’atmosfera (anche se, purtroppo li deposita al suolo e nelle falde acquifere) -si è in pianura; l’azione dei venti è sempre più blanda e meno efficace rispetto alle zone di montagna. Veniamo ora a Botticino e a San Gallo in particolare. Il nostro Comune può essere minacciato da quattro diverse fonti di inquinamento principali, oltre ovviamente a quelle capillarmente diffuse ovunque sul territorio quali il riscaldamento domestico, il traffico automobilistico e i fuochi e gli incendi dei boschi (ormai quasi irrilevanti sul nostro territorio). A 5 chilometri in linea d’aria a sud-est abbiamo il cementificio Italcementi, a una decina di chilometri a sud-ovest c’è il Termovalorizzatore, a un paio di chilometri a nord-ovest ci sono le fonderie di Nave e proprio nel centro del nostro territorio le cave di marmo. Detto questo pensiamo che i botticinesi e gli abitanti di Sangallo in particolare possano dormire sonni tranquilli, per una serie di ragioni che ora andiamo ad analizzare. L’Italcementi, per distanza e posizione è quello che maggiormente dovrebbe destare preoccupazione, poiché è proprio nella direzione dei venti da sud, sud-est, cioè quei venti che agiscono per il maggior numero di ore sul nostro territorio. Tuttavia l’impianto è schermato alla nostra vista dalla montagna che sovrasta Rezzato e Virle, ottima barriera per deviare verso l’alto la maggior parte delle particelle inquinanti. Inoltre ormai da un anno l’oneroso investimento effettuato dall’azienda principalmente sulla torre di emissione dei fumi, ha abbattuto notevolmente la percentuale di emissioni nocive. Il termovalorizzatore di A2A è abbastanza distante ed è schermato dal Monte Maddalena per poter rappresentare motivo di preoccupazione. Ricordiamo che esso sostituisce, come fonte di riscaldamento migliaia di impianti autonomi in città e nei dintorni, tra cui un buon numero anche in direzione Sant’Eufemia e Caionvico che sarebbero stati più invasivi e vicini alla nostra Valverde. Le ferriere e fonderie di Nave, pur vicine, oltre che molto ridotte di numero rispetto a 30-40 anni fa, sono in un bacino che dal punto di vista meteo e soprattutto della ventilazione, poco ha a che fare con la nostra zona. Non sono così frequenti le situazioni in cui la brezza da nord-ovest può sollevare gli inquinanti e attraverso lo stretto passaggio di SanVito (tra Maddalena e Monte Dragone) trasportarli a Botticino. Lo sbocco naturale dei venti della zona di Nave è verso nord, quindi coste di Sant’Eusebio, o verso sud-ovest, cioè la città e la pianura occidentale. Va ricordato anche che a iniziare dagli anni ’70,‘80 molto è stato fatto nel comune di Nave per ridurre le emissioni di questi impianti. Le nostre cave sono molto vicine e sono una realtà sotto gli occhi di tutti. E’ innegabile che nei periodi polverosi estivi e soprattutto quando non piove per settimane, le polveri del bacino marmifero si diffondono a raggiera sul territorio. I continui sforzi di innaffiatura giornaliera della strada principale del bacino possono solo attenuare questo disagio. Dobbiamo considerare però che le polveri delle cave, nulla hanno a che fare con gli inquinanti più pericolosi dell’atmosfera. Senza addentrarci negli studi più volte effettuati nel corso degli anni, le cave si possono considerare più un disagio visivo e pratico. Sicuramente il carbonato di calcio o la polvere di silice, se diffusi in particelle con dimensioni inferiori ai 5 micron sono dannosi per le vie respiratorie e i polmoni. Tuttavia il loro effetto è tanto più rilevante quanto più si è vicini alla fonte di emissione. E’ un problema a cui devono prestare attenzione gli operatori a pochi centimetri o a pochi metri. Importante è soprattutto l’orografia del nostro territorio. La presenza delle montagne e la loro disposizione favorisce la formazione di correnti d’aria sia di monte che di valle, favorisce i moti ascensionali. Le circostanze in cui gli inquinanti si depositano sulla zona pianeggiante di Botticino si possono riassumere in quei periodi di nebbia e armosfera immobile invernali dove le centraline che misurano le PM10 di Rezzato e di Brescia, superano, a volte abbondantemente i livelli di soglia. Ricordiamo comunque che a influenzare le centraline sono soprattutto i gas di scarico delle automobili. Poi c’è la situazione analoga estiva: quei periodi di grande caldo e umidità elevata in cui si suda giorno e notte senza un alito di vento. In questi casi, a livello del suolo è l’ozono a raggiungere i livelli massimi. San Gallo, situato a 500 metri di altitudine, su un versante della Maddalena e con altre montagne attorno che generano continui flussi di aria in ogni direzione, è in una situazione particolarmente privilegiata. Siamo tutti d’accordo che abitare a Saviore Dell’Adamello o all’Aprica ci renderebbe ancora più tranquilli. Considerando tuttavia la nostra collocazione all’interno di una zona altamente industrializzata che offre una grande serie di vantaggi, di opportunità di lavoro, di trasporto, di comunicazione, di relazioni sociali e mantenere al contempo il privilegio di un ambiente con bassi rischi di inquinamento, non è un privilegio di poco conto.

Il ragionamento  qui sopra riportato è confermato  anche dalle analisi eseguite dall' A.S.L su latte di capra , che ci sono state gentilmente offerte da una  azienda agricola locale, sono fogli difficili da decifrare , per  i non addetti ai lavori, ma ci spiegano gli esperti che possiamo essere soddisfatti , un test che  ci  riporta un ambiente ancora  esente da rischi  e un terreno, che ci  dona ancora prodotti sani e di qualità..
analisi 1.pdf analisi 1.pdf
Dimensione: 495,104 Kb
Tipo: pdf
analisi5.pdf analisi5.pdf
Dimensione: 275,979 Kb
Tipo: pdf
analisi2.pdf analisi2.pdf
Dimensione: 505,649 Kb
Tipo: pdf
analisi3.pdf analisi3.pdf
Dimensione: 503,094 Kb
Tipo: pdf
analisi4.pdf analisi4.pdf
Dimensione: 519,019 Kb
Tipo: pdf

Regione
Lombardia
ASL Brescia
DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE VETERINARIO
DISTREITO VETERINARIO N° I DI
BRESCIA GVT
Viale Duca degli Abruzzi 15-25124 Brescia
Tel. 030.3839013 Fax 030.3839055

OGGETTO: Piano nazionale di monitoraggio dei contaminanti ambientali in alimenti di origine animale. Esito favorevole analisi di laboratorio.
A partire dal 2011 il Ministero della Salute ha programmato un piano triennale di monitoraggio di alcuni alimenti di origine animale prodotti nelle aree a maggior impatto ambientale, individuate come Siti di Interesse Nazionale (SIN).
Il campionamento di latte eseguito in data 2/04/2013 presso il Vostro allevamento era funzionale all’acquisizione dei dati per valutare i livelli di rischio per i principali contaminanti in alimenti di origine animale prodotti in aree limitrofe ai SIN.
Le analisi di laboratorio hanno avuto
esito favorevole.
Per limitare comunque la possibile esposizione a fattori di contaminazione ambientale è
indispensabile il rispetto di buone prassi agronomiche.

RegioneLombordia BUONE PRATICHE DI ALLEVAMENTO E DI CONDUZIONE AGRONOMICA

Nell’ambiente ci possono essere fonti di contaminazione che causano la presenza di contaminanti negli alimenti, scorrette pratiche agronomiche possono consentire il loro trasferimento nella catena alimentare. Tra i contaminanti ci sono i PCB e le Diossine, emessi in atmosfera a seguito di combustione di prodotti contenenti cloro, che si depositano nel suolo ed entrano nella catena alimentare; si tratta di composti chimici capaci di persistere per lungo tempo nell’ambiente e che si accumulano nei grassi. L’attuale normativa sulla sicurezza alimentare assegna agli allevatori la responsabilità dell’immissione al consumo di alimenti sani e sicuri. Ogni allevatore deve adottare un piano di autocontrollo al fine di tenere sotto costante monitoraggio l’intero processo produttivo. Il consumo di alimenti inquinati è un’importante fonte di rischio per l’uomo e i prodotti di origine animale possono costituire il principale veicolo ditali contaminanti.

PER RIDURRE RISCHI LEGATI ALLA CONTAMINAZIONE NON BRUCIARE • il legno trattato con vernici, catrame, impregnanti o solventi • le potature e le stoppie di piante trattate con fitosanitari clorurati • la carta, i giornali, i sacchi, i rifiuti domestici • la plastica, il polistirolo, i sacchi dei fertilizzanti e dei dìserbantì, gli pneumatici, i rifiuti urbani, gli oli esausti, ì fili elettrici, ì prodotti trattati con ipoclorito di sodio (candeggina), le corde delle rotoballe, le fascette e le reti avvolgenti in nylon, i teli in plastica e le tubazionì in PVC per l’irrigazione • i rifiuti sanitari (siringhe, contenitori in plastica di medicinali)

RIDUCI IL RISCHIO Dl CONTAMINAZIONE DEL TUO FORAGGIO • pratica solo saltuariamente il rivoltamento profondo dei prati permanenti sospetti di essere contaminati • evita l’erosione dei suoli utilizzando gomme gemellate, pneumatici a bassa pressione e ranghinatori a denti elastici • non permettere l’accesso al pascolo di un numero eccessivo di animali, soprattutto durante giornate piovose con terreno reso fangoso e non destinare i terreni fortemente contaminati ad aree di pascolo • non disperdere sul terreno rifiuti industriali, fanghi non certificati e cenere • non spargere sul terreno destinato alla produzione di alimenti per gli animali materiale di cui

non conosci la provenienza e/o la composizione • utilizza sistemi di lavorazione che garantiscono la minore contaminazione del foraggio con la terra